Giannetto Magrini
Giannetto Magrini nasce a Jesi nel 1938.
Inizia subito a sentire una forte passione per l'arte, come un fuoco che ha dentro, un richiamo istintivo, un'attrazione che stimola la sua curiosità e lo avvicina ai grandi maestri.
A 18 anni, Giannetto decide di andare a visitare la Biennale di Venezia, insieme al suo caro amico Gilberto Filipetti.
Nel padiglione francese, Giannetto rimane affascinato dalle opere giganti di Matisse, uno dei maggiori esponenti del Fauvismo, una corrente artistica nata dal pittore simbolista Gustave Moreau che spinse i suoi studenti a pensare al di fuori del solco della tradizione e a seguire le proprie visioni e le proprie emozioni.
L’incontro con l’arte di Matisse segna profondamente l’evoluzione artistica di Giannetto Magrini, che nel 1962 va a Parigi alla scoperta dei più importanti musei e collezioni d’arte della capitale francese. E proprio in quegli anni comincia il suo percorso eseguendo i primi disegni figurativi, i primi dipinti, le prime sculture.
Magrini è sempre più affascinato dalla ricerca di nuove forme espressive. Realizza le prime composizioni sperimentali, la “digitografia”, una specie di anticipazione di quello che sarà lo sviluppo tecnologico di fine millennio.
Nel 1967 si lancia nelle opere informali che chiamerà “strutture immaginifiche”. Con questi particolarissimi lavori partecipa al Premio Marche in Ancona e si impone all’attenzione pubblica della critica con una serie di ritratti immaginari.
Giannetto inizia poi nuovi percorsi artistici: prima a Barcellona e poi Londra dove scopre gli ingrandimenti metallici e le strutture cellulari. Dopo questi viaggi, Giannetto comincia a dipingere opere su fondo nero, come una specie di viaggio nell’ignoto, alla ricerca del mistero e del miracolo della nascita della vita.
All’inizio degli anni ‘80 Giannetto ha una sua precisa identità ed è ormai un artista in grado di tracciare strade innovative sempre nell’ambito della sperimentazione, della ricerca e delle avanguardie. Individua nuove tecniche e realizza opere materiche di impostazione archetipica-informale. Successivamente Giannetto si dedicherà anche alla scultura di opere in marmo.
Nel 1983-84 scopre per caso vecchi modelli da fonderia, in legno, utilizzati da una fabbrica di macchine agricole di Jesi. Li acquista in blocco e li assembla a suo modo realizzando una serie di originalissime sculture.
Con il passare degli anni emerge l’attenzione e l’interesse verso il sociale. Dipinge quadri di grandi formati su temi di attualità, come l’immigrazione clandestina. Negli ultimi anni, un po’ in controtendenza con lo sviluppo tecnologico punta la sua attenzione sul libro cartaceo. Realizza opere assai significative che espone in una ex chiesa nel cuore della vecchia Jesi, proprio accanto al museo dell’arte tipografica. Per Magrini il libro resta il perno del sapere e della cultura e rifiuta l’idea che la tecnologia, l’elettronica e i nuovi strumenti di comunicazione possano trasformarlo in una specie di feticcio. Quasi un percorso alla rovescia per un artista che è stato un innovatore, un precursore dei tempi, un esploratore del nuovo. In realtà gli anni che passano non hanno mai affievolito la sua sete di ricerca e la sua smania infinita di conoscenza.
Testo del Professor Gianni Rossetti
Fonte: Picenumart.com